Un'innovativa concezione dell'arbalete roller nel Mediterraneo
SHARK I Revolution, incorpora una serie di innovazioni (intese anche solo nel senso di modifiche di concetti pre-esistenti) che ne fanno sotto molti aspetti un oggetto unico. Non so se susciterà il vostro interesse o la vostra curiosità, ma per me cimentarmi nella costruzione di questo "prototipo" è stata un'esperienza interessante. Il fucile è stato ideato a mio personale "uso e consumo" e per questo penso che diversi di Voi non ne condivideranno le caratteristiche. Avendolo costruito su misura delle mie idee, devo dire che alla prova pratica in acqua ne è venuto fuori un fucile totalmente istintivo. Quello dell'istintività è un concetto che vorrei sottolineare, perchè per me pescarci la prima volta è stato del tutto naturale sebbene la tecnica di pesca (posizione, puntamento, etc) ne è risultata modificata, ma come dicevo prima istintiva.
Si tratta di un arbalete roller in legno lamellare iroko/mogano che presenta diverse "innovazioni"
Elencherò in maniera sommaria tali caratteristiche chiarendole meglio nella descrizione dettagliata. Le distinguerò soltanto in innovazioni relative all'arbalete ed innovazioni (conseguenti) della tecnica di utilizzo:
Innovazioni dell'arbalete:
- Sistema di caricamento "invertito" con frazionamento di potenza
- Asta autobloccante senza tacche
- "Armatura differita" al caricamento degli elastici
- Meccanismo di sgancio iper-arretrato
Innovazione della tecnica:
- Brandeggio con blocco ascellare
- Caricamento elastici alla coscia
- Sparo libero o con appoggio spalla/braccio
Introduzione:
E' da tempo che mi dedico alla costruzione di arbaleti in legno con diverse caratteristiche finalizzati a differenti tecniche di pesca subacquea.
"L'arbalegno" autocostruito permette, infatti, di personalizzare l'arma alle proprie esigenze, avendo a disposizione l'arma giusta per la giusta occasione. Dal piccolo arbalete sfilato per la pesca alla spigola nella schiuma, al possente doppio elastico per l'aspetto al grande pelagico.
Sono tutte armi valide, ma con l'evidente limite che non possono essere ubiquitariamente utilizzate per diverse tecniche di pesca (tana, agguato, aspetto etc.) o in differenti condizioni meteo-marine (torbidità, risacca, etc).
L'idea di avere un'arma per tutte le occasioni è da un pò diventato il mio "chiodo fisso".
E' così che ho iniziato a sviluppare un'idea nuova di arbalete che potesse essere utilizzato per diverse tecniche di pesca e che si adattasse a diversi ambienti.
Da questi studi, derivati anche da esperienze precedenti, è nato lo "SHARK I – Revolution", un arba-roller con diverse innovazioni che hanno superato, secondo me, dei precisi limiti costruttivi e balistici presenti in altri modelli.
L'intenzione era quella di realizzare un'arma estremamente potente, ma al contempo estremamente maneggevole.
Quello della potenza e del brandeggio è, infatti, un binomio che è difficile far convivere negli arbalegni tradizionali di lunghe misure, o attrezzati con più di un circolare; in genere maggiore potenza significa sacrificare in certa misura il brandeggio e viceversa.
SHARK I esalta, come vedremo, queste caratteristiche in un'unica arma.
Per descrivere le diverse innovazioni è prima necessario descrivere l'anatomia dello SHARK I - Revolution.
L'anatomia di SHARK I
Si tratta di un arbalete tipo roller, realizzato con due listelli di mogano ed uno di iroko centralmente per ottenere la giusta accoppiata di resistenza alla flessione e buona galleggiabilità.
Il sistema di sgancio è derivato da un mio precedente prototipo.
Esso consente l'aggancio dell'ogiva in dynema direttamente sui denti del meccanismo e non sull'asta. E' stato modificato in modo tale da essere totalmente arretrato e da avere uno spostamento dell'impugnatura tra il terrzo posteriore ed il terzo medio del fucile. Questa soluzione, di per sè penso innovativa sugli arbaleti, mi ha consentito una perfetta equilibratura "intrinseca" dell'arma. La faccia inferiore del fusto presenta una serie di tacche ( denominate i "denti dello squalo" ) per il "caricamento frazionato invertito". Il calcio del fucile presenta una sezione ispessita e modellata per facilitare il caricamento degli elastici. L'asta, anch'essa innovativa, è senza tacche e consente un autobloccaggio già ad arma con elastici carichi. Un concetto innovativo dello SHARK I è, infatti, quello dell' "armatura differita": prima vengono caricati gli elastici ed in un secondo tempo viene posizionata l'asta autobloccante. Delle foto aiuteranno la comprensione dell'anatomia del fucile:
INNOVAZIONI
1. Sistema di caricamento "invertito" con frazionamento di potenza
Presupposto: la potenza dell'arbalete è in relazione alla corsa degli elastici ed alla forza con cui vengono tesi
Osservazione: Fucili più lunghi con elastici tesi (maggiori rapporti di allungamento) risultano dotati di una maggiore gittata. Ciò implica però l'aumento dell'ingombro "fuori tutto" del fucile e la compromissione del brandeggio. Inoltre aumentano le difficoltà di caricamento dovute alla lunghezza eccessiva del fusto dell'arbalte (specie per fucili over 120).
Innovazione : Il Sistema di caricamento "invertito" si realizza in due tempi.
Un primo tempo tradizionale avviene bloccando la coppia di elastici nel primo "dente di squalo" e tendendo l'ogiva in dynema sul meccanismo di sgancio. Nonostante il meccanismo di sgancio si trovi a soli 6 cm dal bordo posteriore del fucile, l'operazione riesce agevolmente per il fatto che gli elastici devono essere stirati fino ad un fattore 2 con una forza di applicazione stimata sui 15/20Kg. In tal modo si sfrutta TUTTA la lunghezza del fusto e non solo una parte come avviene negli altri arbaleti (distanza foro / II tacca ).
Il secondo tempo "invertito" avviene capovolgendo il fucile (in modo tale che il pescatore vede "i denti di squalo" ) e stirando gli elastici fino al dente di squalo desiderato. In tal modo si effettuerà il frazionamento della potenza del fucile. Ciò consentirà di dotare l'arma di una maggiore o minore potenza di fuoco a seconda delle necessità. Per sparare un sarago in tana, sarà sufficiente il caricamento al primo dente di squalo, per praticare un aspetto al dentice diffidente si potrà caricare al quinto dente. Stessa arma, diverso utilizzo.
E' da notare che l'operazione di caricamento avviene senza asta, quindi in totale sicurezza.
E' possibile inoltre variare la potenza già a fucile armato: è sufficiente rimuovere l'asta ad elastici tesi, variare la potenza (aumentare o diminuire il "dente di squalo") e rimontare l'asta.
Ogiva caricata sul meccanismo – Asta disarmata
Sfruttamento della lunghezza di TUTTO il fusto
2. Asta autobloccante senza tacche
L'assenza di tacche determina l'eliminazione dei facili punti di rottura dell'asta stessa. La particolare forma consente di avere una propulsione in asse con l'asta (gli elastici spingono da dietro e non da sopra) eliminando dispersioni di energia dovute all'attrito asta/scorriasta. Lo scorriasta è a sezione quadrata e non circolare proprio per diminuire la superficie di contatto e i conseguenti attriti.
L'autoblocco deriva dalla particolare conformazione del codolo dell'asta. L'asta rimane "intrappolata" lateralmente tra i perni laterali. I movimenti verso l'alto vengono evitati dallo stessa ogiva in dynema già tesa dagli elastici. I movimenti in senso antero-posteriore vengono bloccati dal perno centrale del dente che si inserisce nell'apposito alloggio sulla faccia inferiore dell'asta.
3. "Armatura differita" al caricamento degli elastici
Avviene in maniera semplicissima, inserendo il dynema teso dell'ogiva nell'apposita tacca del codolo dell'asta con un'angolazione di circa 30° ed appoggiando l'asta sullo scorriasta. Il perno centrale si inserirà nell'alloggio dell'asta completando "l'armatura differita" e l'autoblocco. Un passaggio tradizionale della sagola in testata completerà il fissaggio.
Innovazione della tecnica di utilizzo
Come descritto lo Shark I è un fucile innovativo.
Questo ha comportato un adattamento della tecnica di pesca al fucile stesso.
1. Brandeggio con blocco ascellare
E' l'aspetto secondo me più interessante. Il brandeggio negli arbaleti tradizionali con impugnatura posteriore è limitato dal fusto che si proietta in avanti.
Dobbiamo pensare all'arbalete, infatti, come ad una leva con fulcro sull'impugantura. Maggiore è la lunghezza del fusto, più sfavorevole sarà la leva.
L'impugnatura estremamente avanzata ha il compito di ridurre la parte di fusto che si proietta in avanti rendendo già di per sè più favorevole la leva.
Lo Shark I ha una lunghezza fuori tutto di 106 cm (equivalente più o meno ad un 90), Una corsa di elastici (escludendo l'effetto roller) equivalente a quella di un 115 ed una proiezione di fusto davanti all'impugnatura di un 55.
In pratica, soltanto considerando queste caratteristiche, il fucile si brandeggia come un 55 e spara come un 115.
Se a questo aggiungiamo l'effetto roller modulabile fino alla massima potenza è come avere in mano un 55 (ma con buona massa, quindi rinculo contenuto) che spara come un ipotetico 140/150.
Non basta, non finisce qui.
Il calcio prolungato verso dietro permette di maneggiare il fucile tenendolo bloccato sotto l'ascella ed impugnandolo ad avambraccio flesso a 90° sul braccio (quindi in una posizione di riposo).
Il calcio bloccato sotto l'ascella durante l'azione di pesca (specie agguato) sposta il fulcro della leva "arbalete" sul calcio e non più sull'impugnatura, rendendo estremamente favorevole la leva e quindi estremamente maneggevole l'arma.
POTENZA E BRANDEGGIO: Shark I – Revolution è tutto questo.
Il brandeggio può essere effettuato talmente velocemente da eseguire una veloce rotazione in acqua del corpo. Non penso che esista oleo o carbonio in grado di fare la stessa cosa.
2. Caricamento elastici alla coscia
E' relativo alla fase II del caricamento invertito.
L'arma può essere appoggiata col calcio nella zona dell'inguine evitando i fastidiosi e dolorosi caricamenti sternali.
A livello sternale verrà effettuata solo la prima fase del caricamento, che avendo un basso rapporto di allungamento (fattore 2) risulterà abbastanza agevole nonostante l'estrema arretratezza del meccanismo di sgancio (solo 6 cm di calcio retro-meccanismo).
3. Sparo libero o con appoggio spalla/braccio
Lo sparo potrà essere effettuato in modo classico allineando il fucile a braccio teso o tenendo appoggiato il calcio del fucile a livello della spalla. Quest'ultima tecnica non consentirà di certo di mirare il pesce, ma risulterà particolarmente istintiva e potente, poichè il rinculo verrà assorbito dall'intera massa del corpo del pescasub.
Prima esperienza di pesca con lo Shark I – Revolution.
Venerdì 28 ottobre 2005
Avevo completato il giorno prima, dopo più di un mese di saltuario lavoro, quest'arma progettata proprio su di me.
Non vedevo l'ora di testarla in acqua, non avendo idea di come si sarebbe comportata.
Altre volte mi ero avvicinato al mare con armi autocostruite ed in qualche occasione non ne ero uscito contento.
A volte il brandeggio, a volte la potenza, a volte la galleggiabilità mi avevano lasciato per lo meno perplesso e mi avevano portato a dover effettuare le dovute modifiche.
Questa volta la situazione era diversa.
Sapevo che in caso di qualche difetto, difficilmente avrei potuto trovare la soluzione.
La complessità dell'arma offriva pochi margini di re-intervento.
Con una certa emozione, indosso rapidamente la muta e mi dirigo verso il porto. Appena giunto noto che l'acqua si presenta abbastanza torbida per i miei gusti: al massimo 4-5 metri di visibilità.
Carico tutta l'attrezzatura sulla mia fida barchetta in vetroresina e mi sposto verso una zona per me poco conosciuta, ma ridossata e con maggiore visibilità.
L'obiettivo non è tanto quello di prendere pesce, ma di testare l'arma.
Appena arrivato sul posto, visibilità sui 10 metri, provvedo a battezzare lo Shark I.
Lo appoggio delicatemente sull'acqua e lo lascio libero di nuotare.
Lo osservo.
Il mare è calmo, olio.
Ed il fucile rimane lì immobile perfettamente equilibrato, nonostante le puleggie in accioio inox.
Bene almeno non dovrò lottarci per tenerlo sott'acqua.
Mi immergo e imbraccio per la prima volta Shark.
Entriamo subito in sintonia.
Effettuo la seconda fase del caricamento, la prima l'avevo già effettuata sul bordo della barca.
In acqua è ancora più agevole.
Inserisco l'asta e fisso la sagola.
Shark è pronto per colpire. Con l'asta montata risulta perfettamente equilibrato e dotato ancora di quella minima galleggiabilità che quando libero non lo fa affondare nel blu, ma che appena invitato a scendere mi accompagna senza nessuno sforzo.
Facciamo insieme la capovolta.
Finora il test è superato a pieni voti.
Ma ancora c'e' molto da scoprire.
In fondo è il battesimo pure per il meccanismo di sgancio.
Nuovo prototipo. Chissà come risulterà: sarà abbastanza sensibile ?
Faccio una serie di immersioni con lo scopo di valutarne la manegevolezza.
Mi ritrovo dopo un paio di tuffi a scendere nel blu nella posizione di "blocco ascellare" a far ruotare velocemente da destra a sinistra il fucile fin quasi a far vibrare, per l'eccesiva velocità di rotazione, gli elastici tesi con una forza di almeno 60 Kg e perfettamente appoggiati nelle apposite fresature.
Mi guardo intorno alla ricerca di qualche bersaglio mobile di degna taglia su cui effettuare il primo tiro.
Solo saraghi, neanche troppo curiosi, e tutti di piccole dimensioni.
Dopo circa 30 minuti di inutile attesa, mi decido a provare qualche tiro libero nel blu.
Allineo il fucile, irrigidisco il braccio e premo il grilletto.
Grande sensibilità e poi ...... non mi accorgo neanche che l'asta parte ad una velocità mai vista prima su un mio arbalegno.
Sparita letteralmente.
Abituato a seguire con lo sguardo la traiettoria degli altri fucili, non sono riuscito a percepirne la sua.
Mi accorgo soltanto che la sagola, di circa 5 metri, riceve a fine corsa un deciso strattone.
Rimango per un momento ad osservare il fucile scarico e poi un sorriso invade lentamente la mia maschera.
Le aspettative erano buone, ma la prova in acqua le ha superate tutte:
POTENZA E MANEGEVOLEZZA.
Continuo le mie infruttuose azioni di pesca, a causa dell'assenza totale di pesce, alternando agguati tra gli scogli, aspetti sul fondo, agguato seguito da aspetto.
Nulla.
Neanche l'ombra di un pesce degno di tale nome.
Sono trascorse circa 2 ore, ho effettuato una diecina di tiri a vuoto per prendere confidenza con Shark.
Ormai è tardi e devo rientrare.
Rimuovo l'asta, ma non scarico gli elastici.
Rientro verso il porto. Felice ma con un battesimo poco promettente : cappotto !!!
No ....
Shark ... deve appagare la sua fame.
Oggi, adesso.
Poco distante dal porto ci sono una serie di scogli nel bassofondo: zona sfruttata, ma che in altre occasioni mi ha già ripagato.
La visibilità è poca 5 metri circa,anche meno, ma un ultimo tuffo lo merita.
Giù l'ancora, mi sposto di una trentina di metri dalla verticale della barca, capovolta sui tre metri, mi attacco al fondo.
Mi sposto di qualche metro in avanti e mi immobilizzo dietro un sasso.
Un'ombra veloce appare subito alla mia destra, circa 1,5 metri sopra di me e lontana almeno 3 metri.
Sfila veloce, non faccio in tempo ad identificarla bene.
L'istinto ha la meglio su di me.
Rotazione e sparo: l'asta è già partita verso il pesce che si stava defilando nel torbido.
Per un attimo rallenta la sua corsa, l'asta è scomparsa nel torbido dietro il pesce.
Io rimango ancora immobile e vedo il pesce sparire.
Non ho neanche il tempo di imprecare, che la sagola entra in tensione.
Per un attimo non capisco cosa sia successo.
Poi materializzo il tutto.
La spigola è stata insagolata con una tale potenza che l'asta sembrava aver mancato il pesce. Il pesce è stato attraversato con una tale velocità, da non avvertire il colpo.
Solo la sua fuga ha chiarito la dinamica.
Non riesco a vedere bene il pesce, ma non avendo visto come l'ho colpito decido di assecondare la sua fuga nuotandogli dietro per qualche metro.
Adesso lo vedo bene sotto di me mentra cerca riparo tra gli scogli, è ben colpito, insagolato ed ora posso iniziare con tutta calma il recupero.
Viene dolcemente tra le mie mani.
La afferro dalle branchie e la porto, ancora insagolata, sulla barca.
La libero e lei comincia a saltare sul fondo di vetroresina.
La ammiro.
Pongo fine alle sue sofferenze e la pulisco subito dopo.
SHARK I ha catturato la sua prima preda, al primo tiro.
Fortuna ???
Certamente un pò, tutto il resto potenza, manegevolezza ed istinto.