La prima spigola di shark - 28 ottobre 2005

Avevo completato il giorno prima, dopo più di un mese di saltuario lavoro, quest'arma progettata proprio su di me.

Non vedevo l'ora di testarla in acqua, non avendo idea di come si sarebbe comportata.

Read MoreAltre volte mi ero avvicinato al mare con armi autocostruite ed in qualche occasione non ne ero uscito contento.

A volte il brandeggio, a volte la potenza, a volte la galleggiabilità mi avevano lasciato per lo meno perplesso e mi avevano portato a dover effettuare le dovute modifiche.

Questa volta la situazione era diversa.

Sapevo che in caso di qualche difetto, difficilmente avrei potuto trovare la soluzione.

La complessità dell'arma offriva pochi margini di re-intervento.

Con una certa emozione, indosso rapidamente la muta e mi dirigo verso il porto. Appena giunto noto che l'acqua si presenta abbastanza torbida per i miei gusti: al massimo 4-5 metri di visibilità.

Carico tutta l'attrezzatura sulla mia fida barchetta in vetroresina e mi sposto verso una zona per me poco conosciuta, ma ridossata e con maggiore visibilità.

L'obiettivo non è tanto quello di prendere pesce, ma di testare l'arma.

Appena arrivato sul posto, visibilità sui 10 metri, provvedo a battezzare lo Shark I.

Lo appoggio delicatemente sull'acqua e lo lascio libero di nuotare.

Lo osservo.

Il mare è calmo, olio.

Ed il fucile rimane lì immobile perfettamente equilibrato, nonostante le puleggie in accioio inox.

Bene almeno non dovrò lottarci per tenerlo sott'acqua.

Mi immergo e imbraccio per la prima volta Shark.

Entriamo subito in sintonia.

Effettuo la seconda fase del caricamento, la prima l'avevo già effettuata sul bordo della barca.

In acqua è ancora più agevole.

Inserisco l'asta e fisso la sagola.

Shark è pronto per colpire. Con l'asta montata risulta perfettamente equilibrato e dotato ancora di quella minima galleggiabilità che quando libero non lo fa affondare nel blu, ma che appena invitato a scendere mi accompagna senza nessuno sforzo.

Facciamo insieme la capovolta.

Finora il test è superato a pieni voti.

Ma ancora c'e' molto da scoprire.

In fondo è il battesimo pure per il meccanismo di sgancio.

Nuovo prototipo. Chissà come risulterà: sarà abbastanza sensibile ?

Faccio una serie di immersioni con lo scopo di valutarne la manegevolezza.

Mi ritrovo dopo un paio di tuffi a scendere nel blu nella posizione di "blocco ascellare" a far ruotare velocemente da destra a sinistra il fucile fin quasi a far vibrare, per l'eccesiva velocità di rotazione, gli elastici tesi con una forza di almeno 60 Kg e perfettamente appoggiati nelle apposite fresature.

Mi guardo intorno alla ricerca di qualche bersaglio mobile di degna taglia su cui effettuare il primo tiro.

Solo saraghi, neanche troppo curiosi, e tutti di piccole dimensioni.

Dopo circa 30 minuti di inutile attesa, mi decido a provare qualche tiro libero nel blu.

Allineo il fucile, irrigidisco il braccio e premo il grilletto.

Grande sensibilità e poi ...... non mi accorgo neanche che l'asta parte ad una velocità mai vista prima su un mio arbalegno.

Sparita letteralmente.

Abituato a seguire con lo sguardo la traiettoria degli altri fucili, non sono riuscito a percepirne la sua.

Mi accorgo soltanto che la sagola, di circa 5 metri, riceve a fine corsa un deciso strattone.

Rimango per un momento ad osservare il fucile scarico e poi un sorriso invade lentamente la mia maschera.

Le aspettative erano buone, ma la prova in acqua le ha superate tutte:

POTENZA E MANEGEVOLEZZA.

Continuo le mie infruttuose azioni di pesca, a causa dell'assenza totale di pesce, alternando agguati tra gli scogli, aspetti sul fondo, agguato seguito da aspetto.

Nulla.

Neanche l'ombra di un pesce degno di tale nome.

Sono trascorse circa 2 ore, ho effettuato una diecina di tiri a vuoto per prendere confidenza con Shark.

Ormai è tardi e devo rientrare.

Rimuovo l'asta, ma non scarico gli elastici.

Rientro verso il porto. Felice ma con un battesimo poco promettente : cappotto !!!

No ....

Shark ... deve appagare la sua fame.

Oggi, adesso.

Poco distante dal porto ci sono una serie di scogli nel bassofondo: zona sfruttata, ma che in altre occasioni mi ha già ripagato.

La visibilità è poca 5 metri circa,anche meno, ma un ultimo tuffo lo merita.

Giù l'ancora, mi sposto di una trentina di metri dalla verticale della barca, capovolta sui tre metri, mi attacco al fondo.

Mi sposto di qualche metro in avanti e mi immobilizzo dietro un sasso.

Un'ombra veloce appare subito alla mia destra, circa 1,5 metri sopra di me e lontana almeno 3 metri.

Sfila veloce, non faccio in tempo ad identificarla bene.

L'istinto ha la meglio su di me.

Rotazione e sparo: l'asta è già partita verso il pesce che si stava defilando nel torbido.

Per un attimo rallenta la sua corsa, l'asta è scomparsa nel torbido dietro il pesce.

Io rimango ancora immobile e vedo il pesce sparire.

Non ho neanche il tempo di imprecare, che la sagola entra in tensione.

Per un attimo non capisco cosa sia successo.

Poi materializzo il tutto.

La spigola è stata insagolata con una tale potenza che l'asta sembrava aver mancato il pesce. Il pesce è stato attraversato con una tale velocità, da non avvertire il colpo.

Solo la sua fuga ha chiarito la dinamica.

Non riesco a vedere bene il pesce, ma non avendo visto come l'ho colpito decido di assecondare la sua fuga nuotandogli dietro per qualche metro.

Adesso lo vedo bene sotto di me mentra cerca riparo tra gli scogli, è ben colpito, insagolato ed ora posso iniziare con tutta calma il recupero.

Viene dolcemente tra le mie mani.

La afferro dalle branchie e la porto, ancora insagolata, sulla barca.

La libero e lei comincia a saltare sul fondo di vetroresina.

La ammiro.

Pongo fine alle sue sofferenze e la pulisco subito dopo.

SHARK I ha catturato la sua prima preda, al primo tiro.

Fortuna ???

Certamente un pò, tutto il resto potenza, manegevolezza ed istinto.