Le 4 giornate vulcaniane - 25 aprile 2007

La partenza, dopo l'interminabile tratta della Ragusa-Catania, e la più scorrevole Catania-Messina, è dallo splendido porto di Milazzo.

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Gli aliscafi scorrono veloci lungo Capo Milazzo, mentre il traghetto mi porta lentamente verso la più vicina delle Eolie, meta del mio viaggio: Vulcano.

Dopo un'oretta dalla partenza da Milazzo, il profilo dell'isola appare maestoso al tramonto.

Mentre il mio profilo si staglia meno maestoso contro la ruggine della nave.

L'arrivo a Vulcano, con le ultime luci della giornata, offre sempre spettacoli mozzafiato.

L'ultimo raggio di sole saluta questa giornata dedicata al viaggio, mentre già appaiono le luci del porto di levante.

Prima di entrare in porto, passiamo sotto il cratere, nella baia della Ruja, un posto per me surreale.

Le luci di un aliscafo mi salutano nelle tranquille acque della Ruja.

L'ingresso nel porto di Vulcano è un'imagine senza parole.

Il giorno successivo, le prime immagini sono dedicate all'esplosione di colori che la primavera vulcaniana offre ai suoi visitatori.

 

         

Un attimo di riflessione e "training autogeno" pensando a come organizzare le pescate pomeridiane.

 

Il cielo è una distesa azzurra.

 

Ma prima di scendere a mare, attrezzato di tutto punto, c'e' il tempo per un giretto a caccia di scorci di paesaggi.

Oltre lo stretto, sullo sfondo .... Lipari.

Il cratere visto di giorno

Lo spettacolo del mare tra Lipari e Vulcano con i caratteristici faraglioni.

 

                       

 

La mattina successiva è dedicata ad una gita turistica a Panarea ....

     

Stromboli ( in perenne eruzione ), l'isola di Basiluzzo, La lisca bianca e la lisca nera sembrano sospese tra cielo e mare.

       

Panarea offre angoli davvero suggestivi, ma non è il tipo di posto in cui io ci passerei più di un paio d'ore.

                     

E così ... dopo un rapido giro dell'isola con i caratteristici quattroruote elettrici che hanno ormai sostituito le vecchie moto-ape, aspetto con impazienza l'aliscafo che mi riporterà a Vulcano giusto in tempo per la pescata pomeridiana.

I fondali di Vulcano non fanno certo per un bassofondista come me.

Per uno a cui piace pescare entro i 5-6 metri ritrovarsi con 30-50 metri di fondo ad un tiro di sputo dalla costa non è il massimo.

Gino, il vecchio pescatore dell'isola, quando mi vedeva partire mi chiedeva:

a quanto vai a pescare oggi ?

Non più di 6 metri - gli rispondevo.

E la sua risposta: non va bene .... non va bene !!!

Gino parlava, ovviamente, in modo scherzoso .... ma le sue parole fanno capire quanto siano impegnativi e difficili i fondali dell'isola.

Ma di necessità virtu.

E così, imbracciati arbalete e fotocamera, mi sono "abbiato" a mare per quattro pomeriggi.

Non ero venuto con l'intenzione di prendere il pesce eccezzionale ( che non c'e' stato), ma possibilmente di pescare il pesce per la sera.

La preda storica non c'e' stata.... ma posso dire che per quattro giorni abbiamo mangiato pesce a pranzo e a cena, regalandone anche a dei vicini.

Saraghi e cefali a farla da padrone.

Al primo agguato, nel primo pomeriggio di pesca, riesco ad avvicinare un sarago che avevo valutato non più di 2 etti ... ma per prendere le misure ho deciso di spararlo lo stesso.

Colpito al limite della gittata del mio 90.

La sorpresa è stata che il sarago pesava almeno mezzo kg.

Stessa sorpresa per due cefali stimati meno di mezzo kg, sparati di muso a distanza che ritenevo irrisoria.

Invece i pesci erano sopra il Kg e la distanza di almeno un metro e mezzo dalla punta del fucile.

In pratica la trasparenza dell'acqua mi ha ingannato per tutti i quattro giorni ... facendomi stimare i pesci più vicini e più piccoli, mentre erano più lontani e più grossi.

Meglio così ..... c'era anche l'effetto sorpresa.

Tra le prede portate a cavetto ... una che non scorderò mai, per le modalità della cattura, è stato un grosso polpo di tre kili.

Stavo pinneggiando verso ponente, quando notai appoggiato sul sommo di una distesa di massi, in 4 metri di acqua, il grosso polipo.

Per non rovinare la punta dell'asta decido di sparare il polipo dal basso verso l'alto,parallelamente

alla superficie su cui era poggiato il polipo.

L'azione viene condotta come da manuale: capovolta, lento avvicinamento, mira verso la testa e sparo senza avere superfici di pietra lungo la traettoria.

Inutile dire che il polipo è stato insagolato quasi senza sentire il colpo.

Ed infatti lentamente si stacca dallo scoglio e fa una cosa che è nella sua natura: si intana tra i sassi tirandosi dietro un buon metro di sagola che si incaglia tra un sasso e l'altro.

Decido di aspettare senza fare rumore per vedere se il polipo decide a sua volta di abbandonare il suo nascondiglio.

Nulla da fare ...... dopo 15 minuti siamo sempre lì. Io sopra e lui sotto.

L'unico problema è che il polipo ha preso possesso della mia sagola .... impedendomi di fatto di abbandonarlo al suo destino e proseguire per la mia strada.

E così .... inizia una feroce battaglia tra uomo-cefalopode.

Intenzionato a riprendermi quanto meno la mia sagola, cerco di capire come si è incastrato tra i massi.

Riesco a vedere che il disgraziato ha fatto un percorso tra i sassi, bloccando la sagola, e che l'unico metodo per recuperare la sagola sarebbe che il polipo decidesse di fare lo stesso percorso all'indietro.

Ma come convincerlo?

Cerco di trazionare sulla sagola tra i massi. Nulla.

Intravedo un tentacolo del polipo ...... riesco ad afferrarlo più volte.

Ci combatto per almeno altri 15 minuti in un sali e scendi degno di una cernia di 15 kg arroccata.

Nulla di fatto.

Alla fine decido di tagliare la sagola, lasciando il pezzo incastrato tra i massi, almeno potrò continuare la mia pescata.

Mi segnerò il posto e al ritorno darò un'altro sguardo.

E così mi appresto a fare.

Tagliata la sagola di nylon, noto però una feritoia tra due massi da cui di intravede la testa del polipo.

Decido di passare all'arma corta e al corpo a corpo.

Sguaino il coltello, infilo la mano tra i sassi e comincio a sferrare colpi alla cieca verso la testa del cefalopode.

Sento il coltello andare a segno più volte ...... quando succede l'inaspettato ....

Il polipo schizza fuori dalla tana con la sagola ancora incastrata .... lo afferro e lo stiletto in testa.

Ho recuperato, contro ogni previsione il polipo che è ancora insagolato e posso recuparare la mia sagola.

Un'istante dopo capisco il motivo che aveva indotto il polipo a fuggire terrorizzato dal suo "insicuro" bunker:

una grossa murena stimata sui 4 kg (richiamata forse dall' "antipasto" di polipo sminuzzato dalla mia lama) transita proprio tra i massi che avevano dato rifugio al polipo , con fare minaccioso, e si impossessa dell'anfratto dove era incastrata la mia sagola.

Mi rendo conto di non poter subito iniziare un secondo duello a così poca distanza dal primo .... per me già molto impegnativo.

E così .... prima che la murena si impossessi del "mio" polipo ... lo libero tagliando il tratto di sagola ancora incastrata tra i massi ed abbandono il campo di battaglia ... con la perdita della sola sagola terminale in nylon.

                                                             

E le foto dei pesci ?

Beh ..... per questa volta mi dovrete credere sulla parola ..... poichè quando rientravo la sera con i pesci c'era poca luce per fotografarli e a casa, mentre io mi facevo la doccia infreddolito ....... i pesci venivano subito cucinati dai mei famelici commensali.

Questo l'unico ricordo che sono riuscito a portare con me del pescato.

Con l'alcolico ricordo delle bevande di accompagnamento:

vino bianco di uve inzolia rigorosamente "made in sicily" e malvasia fatta in casa ( un'opera d'arte !!!!! ) da amici di Vulcano.